HUMANITARIAN CORRIDORS
The Federation of Protestant Churches in Italy (FCEI), together with the Tavola Valdese e alla Comunità di Sant’Egidio, è stata ideatrice e promotrice dei Corridoi umanitari, i primi realizzati in Europa. I corridoi umanitari (CU) sono frutto di una collaborazione ecumenica fra protestanti e cattolici che hanno scelto di unire le loro forze per un progetto di alto profilo umanitario indirizzato a profughi in condizioni di vulnerabilità.
I CU sono finanziati in larga parte dall’Otto per mille delle chiese valdesi e metodiste, e sempre più da altre comunità protestanti in Italia e all’estero, da altre realtà religiose, reti ecumeniche internazionali e da raccolte fondi.
Il primo protocollo di intesa per i corridoi umanitari è stato sottoscritto il 15 dicembre 2015 dagli enti promotori e dai Ministries of Foreign Affairs and of the Interior per permettere in due anni a mille profughi siriani fuggiti in Libano di raggiungere l’Italia in legalità e sicurezza, su un normale volo di linea. Il protocollo Libano è stato poi rinnovato per altre mille persone nel 2017 e ulteriori mille nel 2021.
Il programma dei corridoi umanitari è stato vincitore regionale per l’Europa dell’edizione 2019 del Premio Nansen per i Rifugiati dell’UNHCR.
La base giuridica dei CU è fornita dall’art. 25 del Regolamento CE 810/2009 che concede ai paesi Schengen la possibilità di rilasciare visti umanitari validi per il proprio territorio. I CU sono quindi un modello replicabile in Europa, come è avvenuto in Francia e Belgio. Gli enti promotori - attraverso segnalazioni fornite da una rete di collaborazioni (ONG locali e internazionali, associazioni, chiese e organismi ecumenici, ecc.) - individuano le persone che possono accedere al programma, previa verifica del team del progetto e delle autorità consolari. Quando le istituzioni e autorità italiane preposte hanno completato le verifiche, vengono rilasciati dei visti umanitari validi per l’Italia. Una volta in Italia i beneficiari e le beneficiarie hanno la possibilità di presentare domanda di asilo, venendo supportate a livello socio-legale oltre che per un primo periodo di accoglienza, accompagnamento e inserimento. L’accoglienza in Italia è affidata in parte agli enti promotori e in parte al governo italiano. La FCEI si impegna nell’accoglienza sia direttamente sia affidandosi a una rete di realtà solidali sempre più ampia: associazioni laiche e religiose, singole famiglie, organizzazioni e progetti, prima tra tutte la Diaconia Valdese. I beneficiari sono accompagnati e sostenuti in un percorso legale-giuridico, lavorativo, scolastico e sanitario, verso il raggiungimento di una graduale autonomia. L’accoglienza diffusa e partecipata genera solidarietà a livello ecumenico, favorisce l’inclusione sociale e rinvigorisce le comunità locali impegnate nel progetto.
Tra gli obiettivi dei CU i più importanti sono evitare i viaggi della morte e le conseguenti tragedie in mare e nei paesi dai quali si fugge; contrastare il business dei trafficanti di esseri umani e delle organizzazioni criminali favorendo vie legali; concedere a persone in “condizioni di vulnerabilità” (vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, donne sole, malati, persone con disabilità) un ingresso legale sul territorio; gestire gli ingressi in modo sicuro sul territorio italiano.
I Corridoi umanitari sono un modo per poter arrivare in Italia, e in Europa, ma non devono essere l’unico modo.
La FCEI, insieme a tante altre realtà della società civile - laica e religiosa - si impegna perché siano aperte più vie sicure e legali di accesso, affinchè il diritto a spostarsi e autodeterminarsi non sia garantito solo alla parte più ricca della popolazione mondiale.
MEDICAL HOPE
All’interno del progetto dei Corridoi umanitari in Libano nasce Medical Hope, un’iniziativa di carattere sanitario che fornisce sostegno medico a tutte quelle persone, profughi ma anche locali in stato di necessità, che nel paese si vedono negate l’accesso alle cure per mancanza di risorse economiche.
La situazione sanitaria in Libano è molto grave, l’accesso alle cure mediche per le persone più povere e per i profughi è insostenibile, i costi sono elevati sia per cliniche e ospedali privati, sia per i medicinali, l’82% della popolazione libanese vive sotto la soglia di povertà. L’acuirsi della crisi sociale, politica ed economica ha reso la vita in Libano sempre più difficile.Medical Hope collabora anche con la clinica di Nation Station, nel quartiere di Geitawi, progetto nato all’indomani dell’esplosione a Beirut nell’agosto 2020 e diventata punto di riferimento sul territorio. Le visite sono gratuite e vengono organizzati anche corsi di prevenzione e laboratori ludico-creativi. Medical Hope è sostenuto in larga parte dall'Otto per mille dell'Unione cristiana evangelica battista d'Italia (UCEBI).