di Francesco Bouchard e Hannah Markay
(NEV) La rubrica “Lo sguardo dalle frontiere” è a cura degli operatori e delle operatrici della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) per Mediterranean Hope (MH) – Programma rifugiati e migranti. Questa settimana lo sguardo proviene da Lampedusa
Lavorare come volontari di Mediterranean hope a Lampedusa è un po’ come guidare uno sgangherato Doblò sulle strade di questo fazzoletto di terra in mezzo al Mediterraneo. In paese viuzze strette, piene di buche, con altre macchine parcheggiate un po’ dovunque e un codice della strada tutto locale; in campagna strade sterrate destinate a cambiare conformazione ad ogni goccia di pioggia o soffio di vento; e poi un paio di strade asfaltate, quasi diritte, ma appena le imbocchi ti rendi conto che neanche quelle sono delle autostrade.
Per un motivo o per l’altro devi essere sempre iper-vigile quando guidi a Lampedusa. Un po’ come quando lavori. Il nostro Doblò grigio racconta così bene l’equilibrio delicato che ogni volontario deve capire e rispettare sull’isola.
È proprio questo sgraziato mezzo di trasporto ad accoglierci al nostro arrivo. Ogni volontario o volontaria, quando scende dall’aereo, trova le facce sorridenti degli altri operatori o volontari e, più o meno sporca, la macchina che aspetta di portarli da qualche parte, ancora non si sa dove.
Le nostre giornate sono proprio così, imprevedibili; può capitare di fare solo lavoro di ufficio, di dover andare ad uno o più sbarchi, di partecipare a diversi progetti sociali sull’isola o, ancora, di annoiarsi o divertirsi spendendo il proprio tempo al mare o passeggiando.
E il giorno dell’arrivo non è diverso dagli altri. La scena che ci aspetta una volta scesi dalla macchina può cambiare drasticamente da un momento all’altro. La prima volta che Hannah è arrivata a Lampedusa non ha neanche posato la valigia a casa, ma è corsa ad accogliere le persone al molo Favaloro per quattro diversi sbarchi di migranti nel corso di dodici ore. Francesco invece è stato accolto dai fuochi d’artificio per la festa della Madonna di Porto Salvo e da una stupenda giornata di mare. Qualsiasi cosa tu vada a fare, l’unica certezza è che il Doblò sarà con te.
Ad essere onesti, forse abusiamo un po’ dell’auto. L’aeroporto dista dieci minuti a piedi dalla casa dove viviamo e lavoriamo e chiunque abbia un normale trolley può affrontare la camminata con piacere. Però, salvo problemi gravissimi, non lasciamo mai nessuno a piedi, che sia all’aeroporto o in qualsiasi punto dell’isola. Vicina o lontana (per quanto possano essere lontani due punti su un’isola di venti chilometri quadrati) che una persona sia dalla sua meta, le si offre un passaggio. Sempre. Regola sacra di Lampedusa.
Gradualmente i volontari imparano che il lavoro consiste nell’essere sempre pronti a rispondere alle necessità che si presentano, senza sapere prima quali esse siano: come la macchina.
La macchina può essere una navetta da e per l’aeroporto, oppure accompagnare ospiti e giornalisti per un giro dell’isola. E noi, chiaramente, con lei. Accompagniamo ogni visitatore a vedere e conoscere i luoghi significativi dell’isola. Una visita al cimitero, dove si trovano le tombe delle persone morte cercando di raggiungere l’Europa, e il giro dell’isola lungo la strada panoramica e quella di Ponente, unendo viste mozzafiato dalle scogliere e paesaggi antropizzati più o meno felicemente. Come il cimitero delle barche o il Santuario di Porto Salvo.
Ma la macchina trasporta anche gli attrezzi e le persone per la riqualificazione degli spazi pubblici che stiamo portando avanti nell’aerea di Cala Pisana.
Sempre in auto raccogliamo informazioni sulle condizioni delle persone migranti, o ci rechiamo al molo Favaloro per vedere la situazione agli arrivi.
I volontari, gli ospiti e gli operatori vanno e vengono. Il Doblò, invece, è una presenza fissa sull’isola ed è sempre al centro del nostro lavoro e della nostra vita. Non ci abbandona neanche nei momenti di svago. Permette una rapida fuga al mare durante la pausa pranzo. La sera ci accompagna agli eventi a Porto M o ad apprezzare le numerose meraviglie lampedusane.
Questa è la nostra macchina, strumento comune che ci aiuta a raccontare Lampedusa da una prospettiva “camminante”.