Al progetto dei Corridoi Umanitari di Mediterranean Hope, portato avanti da Fcei, Tavola Valdese e Comunità di Sant’Egidio, si è affiancato un altro percorso di aiuto alle persone che vivono in campi profughi o che non possono permettersi di prendersi cura della propria salute come invece dovrebbero.
Si tratta del Medical Hope, progetto di assistenza sanitaria che verrà presentato domenica 11 dicembre nel tempio di Pinerolo, durante un pomeriggio di musica e solidarietà.
Ce ne parla Luciano Griso, medico, e membro dell’équipe che segue i progetti dei Corridoi Umanitari, ritornato da poco in Italia con l’ultimo gruppo di rifugiati giunti nel nostro paese sani, salvi e in modo del tutto legale.
Come nasce Medical Hope?
«Questo progetto sanitario è nato durante il nostro lavoro, è sorto poco alla volta nella nostra mente come una possibilità di aiutare persone che devono affrontare importanti problemi di salute ma che non vogliono lasciare il paese dove vivono. Si tratta per lo più di rifugiati siriani che vivono in Libano da un periodo più o meno lungo. Sono pazienti malati, portatori di handicap o disabilità e appartengono di diritto alla categoria di persone che son coinvolte nel progetto dei Corridoi Umanitari. Come potete immaginare un’ampia parte di rifugiati presenta problemi di ordine medico che non riescono ad essere risolti per l’impossibilità di coprire le spese mediche».
Quanti interventi avete avviato?
«Diciamo che la quantità di interventi è legata all’entità del nostro budget: abbiamo un piccolo fondo che ci permette di fare alcune cose, ma certamente non tutte. Principalmente ci impegniamo su interventi che posso salvare vite umane: cure di chemioterapia, interventi su persone affette da problemi cardiaci, esami importanti come risonanze magnetiche… Nei bambini ad esempio abbiamo riscontrato gravi disabilità sia fisiche che mentali, di cui ancora non sappiamo esattamente l’origine, e anche in questo settore potremmo realizzare delle cure».
Sono interventi puntuali o a lungo termine?
«A lungo termine ci sarebbe da lavorare nel campo della prevenzione, come chiunque insegna. Ma questo discorso non si può fare nei campi profughi, nessun governo interviene. Se la situazione non esplode è certamente solo grazie al grande lavoro che associazioni internazionali o libanesi volontarie e non svolgono tra i rifugiati».
Se volete saperne di più vi consigliamo di recarvi domenica 11 dicembre alle ore 17 nel tempio valdese di Pinerolo: si esibirà il coro Turba Concinens e sarà presentato Medical Hope.
A questo incontro, organizzato dalla Diaconia Valdese, parteciperà Massimo Gnone, referente dell’area Migranti della Diaconia e lo stesso Luciano Griso, che ci spiega le motivazioni di questo incontro: «Tra gennaio e febbraio del prossimo anno è previsto l’arrivo di un altro gruppo di rifugiati e noi, équipe che lavora nei Corridoi Umanitari, ripartiremo verso il Libano. Nel frattempo, in questo periodo che passeremo in Italia, cercheremo di far conoscere il più possibile il progetto di Medical Hope, raccogliendo fondi e proponendo dei momenti di condivisione e di presentazione».