Roma (NEV), 11 marzo 2018 – Due operatori di Mediterranean Hope – Programma rifugiati e migranti della Federation of Protestant Churches in Italy (FCEI), sono stati impegnati nelle varie azioni di salvataggio in mare realizzate dall’imbarcazione Open Arms che opera per conto della ONG Proactiva.
ll primo soccorso, avvenuto nella notte di venerdì, ha coinvolto tre fratelli libici che si sono imbarcati in Libia su un piccolo gommone nel tentativo di raggiungere un porto dove il più piccolo di loro, minorenne e gravemente ammalato di leucemia, potesse essere curato. L’episodio, ripreso da varie testate nazionali, dà la misura della tragica situazione dei profughi in Libia.
Poche ore dopo e quindi nella giornata di sabato 10 marzo, la Open Arms che batte bandiera spagnola, ha intercettato un gruppo di 106 profughi di diversa nazionalità. Alla fine di queste due operazioni, i profughi sono stati trasferiti sulla nave della ONG SOS Mediterranée e la Open Arms ha potuto proseguire la sua azione di soccorso intercettando, nella tarda mattinata di domenica 11 marzo, un altro gommone con 95 profughi a bordo. La nave della ONG Proactiva si è quindi diretta verso il porto di Pozzallo. Tutte le operazioni sono state realizzate sotto il coordinamento della Guardia costiera.
Nel corso della missione, uno degli operatori di Mediterranen Hope ha garantito i servizi di cucina per l’equipaggio e i profughi: l’altro, Francesco Piobbichi, oltre che partecipare alle azioni di salvataggio, ha fissato i momenti chiave della missione attraverso i suoi disegni, molti dei quali sono raccolti e pubblicati nel libro “Disegni dalla frontiera”, edito dalla Claudiana.
Come spiega Paolo Naso, coordinatore di Meditearrean Hope, “Il nostro impegno umanitario ha un’anima evangelica. Con la presenza di operatori MH sulle navi impegnate nel soccorso in mare, la FCEI rafforza il suo impegno nel campo delle migrazioni, cercando di dare concreta attuazione al messaggio evangelico che ci impone di accogliere e sostenere lo straniero così come di proteggere la vita e la dignità del nostro prossimo, anche se viene da un altro continenete. Come Federazione delle chiese evangeliche in Italia – prosegue Naso – lo stiamo facendo attraverso i corridoi umanitari che realizziamo insieme alla Comunità di Sant’Egidio e alla Tavola valdese, l’accoglienza ai richiedenti asilo quando sbarcano a Lampedusa, il sostegno alla loro integrazione attraverso la Casa delle culture di Scicli (RG) e altri centri nel Lazio dove accogliamo soggetti vulnerabili, l’impegno sul piano politico per affermare i diritti dei migranti e dei richiedenti asilo, l’azione sulle istituzioni europee che svolgiamo insieme alle chiese partner”.