Il lavoro di Medical Hope in Libano

18 dicembre 2024 – Continua il lavoro di Medical Hope, il progetto nato in Libano nell’ambito di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, sostenuto dall’Otto per mille dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI). Nonostante il periodo difficile, come spiega il dottor Luciano Griso, referente medico di Medical Hope: “La situazione è estremamente incerta in Libano, dove, in seguito al conflitto tra Israele ed Hezbollah, più di un milione di persone sono state costrette a lasciare le loro case e a vivere per strada, o nelle scuole o nei garage, insomma, o in alloggiamenti di fortuna. E molti di questi, alla fine delle ostilità, non potranno neanche ritornarci alle loro case, perché queste case non esistono più perché sono state distrutte, completamente distrutte dai bombardamenti israeliani. Purtroppo – spiega Griso -, la mancanza di sicurezza nel paese ci ha obbligati ad abbandonare ad ottobre Beirut. Abbiamo abbandonato Beirut, ma non abbiamo abbandonato però il nostro lavoro, che è proseguito grazie alla presenza del nostro team locale. Ecco, grazie al lavoro di questi nostri amici, di questi nostri colleghi e al coordinamento che siamo riusciti a creare tra l’Italia e Beirut, siamo riusciti ad intervenire, in una maniera che è relativa alle nostre possibilità, ma siamo riusciti ad intervenire in maniera efficace in molte situazioni che si sono create sul campo, principalmente sul campo di Beirut”.

Nello specifico nella capitale libanese, “siamo riusciti a provvedere, ad assicurare,  anche con una certa regolarità, la fornitura di pacchi alimentari e di kit igienici, di medicine a persone che ne avevano bisogno e che erano appunto alloggiati in situazioni di fortuna. Sono centinaia le persone che abbiamo seguito e che stiamo seguendo. Siamo anche intervenuti cercando un contatto dall’Italia con Beirut, di intervenire ancora in situazioni particolarmente difficili, in cui persone necessitavano di un intervento chirurgico, di un ricovero ospedaliero, o di seguire particolari accertamenti diagnostici. Questo ci ha permesso di conoscere nuove persone e di stabilire delle relazioni molto fruttuose con altre organizzazioni, altri gruppi, perché poi sono anche gruppi informali che intervengono sul campo”. Un esempio ancora più concreto dell’iniziativa solidale riguarda  “la mancanza di farmaci, la difficoltà di approvvigionamento dei farmaci, molto sentita e molto reale in Libano. Siamo riusciti a creare una sorta di rete tra farmacie particolarmente disponibili, tra medici e tra gruppi che potevano avere accesso a determinate organizzazioni caritatevoli, a creare una rete tra questi gruppi in modo da potersi aiutare reciprocamente nel cercare di procurare di fornire farmaci a persone che ne avessero particolare bisogno”. In questi giorni, una nuova missione del dottor Griso in Libano: “Cercheremo di ristabilire legami che si sono allentati in seguito alla guerra, in seguito alla fuga di persone, alla fuga di personale, alla chiusura anche di ONG con le quali noi stavamo collaborando. Cercheremo di ristabilire questi contatti, in modo da rimettere sui binari giusti il nostro intervento”, conclude.

 

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