La rubrica “Lo sguardo dalle frontiere” è a cura degli operatori e delle operatrici, dalle volontarie e dai volontari, di Mediterranean Hope (MH), il programma sulle migrazioni della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Questa settimana “Lo sguardo” proviene da Beirut ed è stato scritto da Marta Barabino.
Riprendiamo il lavoro, cercando di tornare alla normalità. Mai stato più relativo il concetto di normalità.
Ma poter tornare sul campo con il team al completo per Medical Hope significa molto. I mesi della guerra sono stati intensi, faticosi, senza pause. L’intera popolazione ne ha risentito: le famiglie sfollate e rifugiate, i lavoratori e le lavoratrici, le persone che già vivevano nell’instabilità e nella precarietà sono state intensamente colpite, ne abbiamo visto i segni fin da subito, e seppur l’emergenza in sé sia finita, gli strascichi della guerra restano. Adesso tante persone tornano a casa, tornano a Sud, anche se in alcuni villaggi viene ancora impedito tornare.
Questo fragile ma fondamentale Cessate il fuoco, iniziato il 27 Novembre per una durata di 60 giorni, e prorogato fino al 18 febbraio, speriamo che dia respiro alla popolazione, alle famiglie che stanno tornando a casa, a chi sta tendando di ricostruire la propria, dentro e fuori Beirut. Gli attacchi non sono finiti ma la voglia e la speranza di tornare alla normalità si sentono.
Sono cambiate tante cose in questi ultimi mesi, le frontiere con la Siria hanno una porosità diversa, tanti rifugiati hanno potuto tornare in Siria dopo anni per vistare i parenti, tornare alle loro città di origine, rivedere il loro Paese dopo anni. Il Libano ha finalmente un nuovo governo, per il quale molti hanno aspettative altissime, molti ci dicono “nel giro di qualche mese vedrete il Libano com’era prima, quando stavamo bene, l’economia andrà meglio. Torneremo a stare bene, we are all happy”. Non credo che sia un pensiero unanimemente condiviso, ma tanti lo dicono e lo ripetono convinti. Si torna a scuola, all’università, a lavorare, a lavorare alla giornata, a ricostruire ciò che è stato distrutto.
Medical Hope è potuto tornare nella Valle della Beqaa dopo mesi di assenza per ragioni di sicurezza, abbiamo incontrato i pazienti che vivono nei campi al confine con la Siria: in quella zona l’inverno c’è stato per davvero, pioggia e freddo non hanno risparmiato nessuno in questi mesi, aggiungendosi alla paura e alla miseria portate dalla guerra. La prossimità ai pazienti e alle persone che seguiamo da mesi e da anni ci ha permesso di fornire assistenza continuativa anche durante i mesi di conflitto, abbiamo potuto mandare supporto medico e beni di prima necessità, a volte anche grazie ai camion che portano la verdura da e verso Beirut. Ci si arrangia, ma una soluzione la si trova sempre.
Siamo stati a Chatila[1], Tripoli, Khaldeh[2]. Lì abbiamo ritrovato tanti pazienti, nuovi o di vecchia data, alcuni di loro sono tornati in Siria durante la guerra, per poter accedere a terapie salvavita e allontanarsi dai pericoli della guerra. Alcuni forse hanno in programma di restarci, tanti invece, dopo qualche tempo, tornano in Libano: il ritorno significherebbe un altro nuovo e faticoso inizio, a partire dalle macerie delle proprie case distrutte in chissà quale momento della guerra; altri hanno un lavoro più o meno stabile in Libano da anni, i figli vanno a scuola, hanno una sistemazione, alcuni bambini la Siria non l’hanno neanche mai vista. Altri ancora non possono tornare perché i rischi non sono finiti, il pericolo e la persecuzione continuano ad esistere, oggi come ieri.
Venerdì 7 febbraio finisce la prima missione medica di questo nuovo anno, il nostro desiderio è che si possa continuare a lavorare al massimo delle nostre possibilità, ad arricchire ed ampliare la nostra rete di supporto e di solidarietà tra associazioni e organizzazioni sul campo, a trovare risorse dal basso e rendere il più efficace possibile la presenza di Mediterranean Hope in Libano.
[1] Campo rifugiati Palestinese situato a Beirut, oggi abitato da oltre 20.000 persone, per la maggior parte di origine palestinese e siriana.
[2] Località a Sud di Beirut. Lì MH collabora con la Welfare Association, progetto contro la dispersione scolastica a supporto di bambini e ragazzi con bisogni specifici e orfani.