Roma, (NEV), 11 ottobre 2023 – “Nema mina, nema mina! (non ci sono mine, non ci sono mine!) la voce di un anziano che ci rassicura e ci indica la strada…”
Nasce così, da queste parole, l’idea di Francesco Bertelé e Niccolò Parigini, operatori di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della FCEI in Bosnia, di ampliare le attività iniziate lungo la rotta balcanica e in particolare la palestra di arrampicata Flamingo Loophole realizzata a Bihać.
“L’obiettivo – spiegano – è estendere l’impatto positivo di queste attività già in essere grazie alla palestra a Bihać, grazie al valore dell’attività fisica, in particolare l’aspetto terapeutico dell’arrampicata come trattamento per depressione, ansia e trauma; ma anche grazie alla riqualificazione di un territorio e della possibilità di utilizzo del bene comune da parte della comunità che lo vive”. Per questo ‘Nema mina’ è l’inizio di “un’operazione di riqualificazione del territorio attraverso l’attrezzatura professionale di alcune falesie (pareti di roccia) per l’arrampicata sportiva”. Un territorio che porta ancora i segni della guerra. Dunque fare in modo che con lo sport possa tornare a essere vissuto e praticato dai cittadini e dalle cittadine “è simbolicamente importante per tutte le persone che attraversano questi luoghi”, conclude Parigini.
Il progetto è finanziato dall’Otto per mille della chiesa valdese.
L’intervento è stato realizzato nel corso di diverse giornate, tra sopralluoghi e attrezzatura della parete di roccia, in località Prskalo (Ripač) dal team di Mediterranean Hope, composto da Parigini, Bertelè e Lea Karam, con la collaborazione del gruppo di alpinisti ed esperti di arrampicata de I ragni di Lecco, gli arrampicatori Marco Fossati, Simone Bianchini e Michele Pescarolo, e le riprese della casa di produzione Orango.