Sette organizzazioni che si occupano di diritti delle persone migranti, tra le quali la Diaconia valdese, hanno pubblicato un rapporto sui respingimenti. In soli tre mesi, nel 2021, le autorità avrebbero impedito illegalmente a 2.162 uomini, donne e bambini di cercare protezione.
Roma (NEV), 13 maggio 2021 – Sette organizzazioni che tutelano i diritti umani, tra le quali la Diaconia Valdese, hanno raccolto le testimonianze di migliaia di respingimenti illegali di migranti e rifugiati che cercavano di attraversare i confini dell’Europa nel rapporto “Responsabilità respinte: violazioni dei diritti umani come trattamento di benvenuto alle frontiere europee”.
Le realtà che si occupano di migrazioni e diritti che hanno realizzato il rapporto sono: Danish Refugee Council, ASGI, Diaconia Valdese, Hungarian Helsinki Committee, Humanitarian Center for Integration and Tolerance, Macedonian Young Lawyers Association, Greek Council for Refugees.
Come spiega questo articolo pubblicato dal Guardian, esisterebbe un’informale cooperazione tra le autorità di diversi paesi per trasferire persone vulnerabili attraverso le frontiere per evitare responsabilità.
In soli tre mesi, nel 2021, le autorità avrebbero impedito illegalmente a 2.162 uomini, donne e bambini di cercare protezione.
I casi di respingimenti illegali sono stati registrati da gennaio ad aprile in diversi valichi di frontiera in Italia, Grecia, Serbia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia del Nord e Ungheria. Più di un terzo dei respingimenti documentati ha comportato abusi fisici e aggressioni, furti, estorsioni e distruzione di beni personali, per mano delle polizie di frontiera e delle forze dell’ordine nonché violazioni di diritti come quello di accesso alla procedura di asilo.
Inoltre il rapporto documenta 176 casi dei cosiddetti “respingimenti a catena” in cui i rifugiati e i migranti sono stati forzatamente inviati attraverso più frontiere tramite una cooperazione informale tra gli Stati per aggirare la loro responsabilità e spingere gruppi indesiderati fuori dall’UE. Questo potrebbe essere avvenuto dall’Italia o dall’Austria passando per paesi come la Slovenia e la Croazia fino a un terzo paese come la Bosnia-Erzegovina.
Anche la Federation of Protestant Churches in Italy è attiva da alcuni mesi in Bosnia, con un nuovo fronte di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati.