“Bayt – in viaggio verso casa”, alla scoperta dei corridoi umanitari con Confronti e Radio 3 Rai

foto di Michele Lipori @Confronti

 

Dal 3 al 7 febbraio alle 19,50 su Radio Rai Tre (Tre Soldi) andrà in onda “Bayt – in viaggio verso casa”, un documentario radiofonico in cinque puntate realizzato in una co-produzione con Rai Radio 3, the Rivista e Centro Studi Confronti.

Dal Libano a Fiumicino, “Bayt – in viaggio verso casa” è un diario sonoro di parole e testimonianze, accompagnate dalla musica di Dario Coletta.

Il documentario vuole essere un modo per capire come funziona l’unico sistema sicuro per arrivare in Italia per chi oggi scappa dalla guerra.

Parliamo dei Humanitarian Corridors di Mediterranean Hope, un programma – finanziato in larga parte dall’Otto per mille della Chiesa evangelica valdese(Unione delle chiese metodiste e valdesi) – che nasce dalla collaborazione ecumenica tra protestanti e cattolici: Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Tavola valdese and Comunità di Sant’Egidio

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A novembre 2019 una delegazione di Confronti composta da Marzia Coronati e Michele Lipori, guidati dagli operatori e dalle operatrici di Mediterranean Hope, ha seguito il viaggio di 113 persone, 113 tra quel milione di profughi siriani che oggi vive in Libano. I 113 hanno una cosa in comune, una piccola coincidenza che ha cambiato il corso del loro destino: l’incontro con gli operatori dei Corridoi umanitari, un programma che organizza traghettamenti sicuri dal Libano a l’Italia per le persone in fuga dalla guerra.


I corridoi umanitari
oggi, per la stragrande maggioranza delle persone in fuga da una guerra, rappresentano l’unico modo per arrivare in Italia in sicurezza, su un normale aereo di linea e con un regolare documento in tasca. Purtroppo sono appannaggio di pochissimi, il progetto è autofinanziato e i suoi costi sono coperti da un gruppo di chiese – la Federazione delle chiese evangeliche e la Comunità di Sant’Egidio – che dal 2016 ad oggi ha potuto attivare il programma per circa duemila persone. Le chiese ci mettono il denaro, l’organizzazione e l’accoglienza, le ambasciate e i ministri competenti assicurano per le persone beneficiarie il rilascio di un documento che li inserirà nel percorso per la richiesta di asilo.

Bayt in lingua araba si può tradurre con “casa”, ma il suo significato va oltre le pareti, evoca emozioni, desideri, aspettative, dinamiche intorno al luogo abitato. In Medio Oriente la bayt è sacra.

La delegazione ha accompagnato i 113 negli ultimi preparativi prima della partenza e ha potuto constatare che nessuno di loro in Libano è riuscito a ricostruire la propria bayt frantumata dai bombardamenti, la speranza è che in Italia le cose vadano diversamente.

In queste settimane a Bruxelles si sta discutendo la possibilità di istituzionalizzare i Corridoi umanitari. La macchina, attiva dal 2016, è ormai oliata e se a coprirne i costi fossero le istituzioni i numeri dei beneficiari potrebbero drasticamente aumentare. I proponenti del progetto dei Corridoi umanitari europei hanno ipotizzato di iniziare dalla Libia, dove attualmente 50.000 profughi sono in cerca di un posto sicuro in cui costruire la loro bayt.

foto © Michele Lipori / Confronti

 

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