«La giusta rotta» è una campagna d’informazione e sensibilizzazione promossa da Open Arms and Sea-Watch, due tra le Ong che si occupano di salvataggio delle persone in mare, e da Mediterranean Hope, il programma rifugiati e migranti delle Chiese evangeliche in Italia (FCEI), che ha promosso, tra l’altro, i corridoi umanitari.
Tre in particolare sono le aree d’intervento che la campagna vuole far conoscere e promuovere: «Il diritto al soccorso in mare: salvare vite non può essere reato; l’implementazione dei corridoi umanitari europei, sull’esempio di quelli già avviati dal Libano, anche dalla Libia, con 50mila visti umanitari; la necessità e l’urgenza di un sistema che garantisca un’dignified welcome per i migranti che arrivano in Italia e in Europa».
A settembre e ottobre i promotori de “La giusta rotta” organizzeranno diversi eventi, concerti, incontri pubblici, in varie città italiane ed europee. Questi i primi appuntamenti già in calendario, che vedranno la partecipazione di rappresentanti delle tre realtà promotrici della campagna:
12 settembre, Milano, intervento a All you need is live, concerto di Radio Popolare
21 settembre, Napoli, concerto presso ex Opg
26 settembre, Genova, dibattito al Teatro Auditorium “Dai salvataggi in mare ai corridoi umanitari”
27 settembre, Roma, concerto presso Acrobax
4 ottobre, Lampedusa, spettacolo teatrale “L’abisso”
12 ottobre, Barcellona, partecipazione e intervento al festival Esperanzah! 2019
19 ottobre, Livorno, concerto presso The cage
«Da alcuni anni sosteniamo il lavoro delle Ong che salvano vite in mare – dichiara Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope, programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia – e ci sembra importante, soprattutto in questa fase, continuare a farlo. Chi salva una vita salva il mondo intero non è solo un motto: è un principio nel quale, come evangelici e come cittadini, crediamo profondamente. Per questo ribadiamo la necessità di ampliare il progetto dei corridoi umanitari che già realizziamo, dando vita a un corridoio umanitario europeo dalla Libia, coinvolgendo diversi Stati membri dell’Unione europea, le chiese e la società civile».
«L’attacco al soccorso in mare ci incatena ai porti, ma a terra possiamo costruire ponti, unendoci alla società civile perché si faccia con noi portavoce della giusta rotta da indicare all’Europa – dichiara Giorgia Linardi, portavoce di Sea-Watch – Mentre con le nostre navi e i nostri aerei cerchiamo di colmare il vuoto colpevole creato nel Mediterraneo centrale, per gestire il disastro umanitario in corso nel nostro mare chiediamo con urgenza un meccanismo programmato di sbarco e di redistribuzione europea e la realizzazione di corridoi umanitari dalla Libia che mettano in salvo le donne, gli uomini e i bambini lì intrappolati».
«Open Arms è nata nel 2015 in Grecia, a Lesbo, – spiega Riccardo Gatti, capomissione e comandante di Open Arms – per far fronte a una delle più drammatiche emergenze umanitarie del nostro secolo. Da allora, abbiamo salvato circa 60mila persone e portato a termine 65 missioni tra il Mar Egeo e il Mediterraneo Centrale. Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un imbarbarimento delle politiche europee in tema di immigrazione che hanno visto le ONG di ricerca e soccorso al centro di feroci campagne di delegittimazione, terminate in una vera e propria guerra contro i diritti dei più vulnerabili. Siamo certi che questo momento passerà, ma riteniamo fondamentale continuare a immaginare momenti di confronto che mettano al centro il tema del rispetto del diritto internazionale, della vita e della dignità delle persone e che possano essere di stimolo per trovare soluzioni strutturali che tutelino gli uomini, le donne e i bambini che fuggono da violenza, guerre e persecuzioni».