Roma (NEV CS/29), 13 giugno 2019 – “Condividiamo la scelta di Sea Watch di non riportare in Libia i migranti soccorsi e salvati nel Mediterraneo – dichiara Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope – Programma rifugiati e migranti della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia – per la semplice ragione che in Libia non c’è alcun porto sicuro. Lo attesta l’Alto Commissariato per i rifugiati dell’ONU e lo confermano le cicatrici sui testimoni che arrivano a raccontarci l’inferno libico. Le persone che abbiamo incontrato e accolto in questi anni – continua Naso – descrivono un paese in cui si pratica sistematicamente la tortura, un paese in guerra, costellato di centri di raccolta e detenzione in cui sono negati fondamentali diritti umani.
Di fronte a questa tragedia, come cristiani non possiamo voltarci dall’altra parte e per questo solidarizziamo con chi continua a praticare accoglienza e solidarietà. Lo facciamo insieme a tante chiese protestanti europee – ad esempio la Chiesa evangelica tedesca che proprio nei giorni scorsi ha visitato l’equipaggio della Sea Watch nel porto di Licata – che insieme a noi sostengono i nuovi samaritani che, di fronte a persone ferite e perseguitate, non proseguono sulla loro strada ma, evangelicamente, le soccorrono e se ne fanno carico”.