Roma (NEV/CS20), 28 marzo 2019 – “Oggi la vostra vita ricomincia nella dignità e nella speranza per voi e per i vostri bellissimi figli” con queste parole Paolo Naso, coordinatore del programma rifugiati e migranti della Federation of Protestant Churches in Italy (FCEI) Mediterranean Hope (MH) ha dato il benvenuto ai 50 profughi siriani giunti questa mattina all’aeroporto di Fiumicino da Beirut grazie ai corridoi umanitari.
“Come chiese evangeliche, insieme ai fratelli e alle sorelle di Sant’Egidio, saremo al vostro fianco nei prossimi mesi – ha continuato Naso -. I corridoi umanitari funzionano, servono ai profughi ma anche all’Italia per mantenere alta la sua tradizione di paese che afferma e difende i diritti umani. Ancora oggi chiediamo un grande corridoio umanitario europeo dalla Libia, dove decine di migliaia di persone vivono in condizioni disumane in cosiddetti campi profughi”.
50 profughi, di cui 14 minori, e fra questi 24 persone saranno accolte dalle chiese protestanti a Genova, Padova, Bologna, Napoli e Scicli.
Ci sono Samar, una cuoca, divorziata con due figli, proveniente da un campo palestinese, e l’amica Mariam, che fa fatica a camminare. Fra loro, un’amicizia che le porterà ad aiutarsi reciprocamente.
C’è AlF., proviene da un campo profughi nel nord del Libano. All’età di 14 anni viene arrestato e torturato per 9 mesi. Oggi ha 20 anni e vuole fare il regista.
Ci sono bambini affetti da gravi patologie, fra cui uno cardiopatico, che ha viaggiato con l’ossigeno accompagnato dal medico di MH Luciano Griso. Il piccolo ha 4 anni ed è con mamma, papà e 4 fratellini, vivevano vicino a Beirut, in montagna, e andrà al Gaslini di Genova per le cure.
Queste sono alcune delle storie raccolte giovedì 28 marzo all’aeroporto di Fiumicino dove i 50 profughi siriani sono giunti dal Libano grazie ai corridoi umanitari promossi dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI), Comunità di Sant’Egidio e Tavola Valdese, in accordo con i ministeri dell’Interno e degli Esteri.
Accolti da associazioni, parrocchie e comunità in diverse regioni italiane e subito avviati in un percorso di integrazione attraverso l’apprendimento della lingua per gli adulti, la scuola per i minori e l’inserimento lavorativo, una volta ottenuto lo status di rifugiato, vanno ad aggiungersi agli altri circa 1400 profughi già in Italia.
I corridoi umanitari, interamente autofinanziati dalle realtà che li hanno promossi e possibili grazie alla generosità e all’impegno volontario di tanti italiani, rappresentano un modello efficace, che coniuga solidarietà e sicurezza, tanto che è già stato replicato in altri Paesi come Francia, Belgio e Andorra, consentendo così l’arrivo in Europa, in modo legale e sicuro, di circa 2.500 persone dal febbraio 2016.
Alla conferenza, oltre a Paolo Naso, sono intervenuti Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, Emanuela Del Re, viceministro degli Affari esteri, Donatella Candura, in rappresentanza del ministero dell’Interno, e Giorgio Raspa, presidente dell’Unione Buddhista Italiana, la cui significativa presenza rappresenta una novità in quanto l’Unione buddhista ha devoluto una importante somma del proprio otto per mille a sostegno dell’esperienza dei corridoi umanitari.
Qui la scheda aggiornata con i numeri dei Corridoi umanitari.