Pubblichiamo l’intervento di Paolo Naso andato in onda l’8 luglio su Radio1 Rai per la rubrica “Essere chiesa insieme” della trasmissione Culto Evangelico. L’autore è coordinatore del Mediterranean Hope – Programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
Da mesi l’opinione pubblica europea ed italiana è inchiodata al tema delle migrazioni. A giudicare dalla rilevanza che l’immigrazione occupa nel dibattito pubblico sembrerebbe una questione che da sola supera tutti gli altri problemi della società italiana ed europea. E in un’escalation retorica che sembra non avere limiti, si è dichiarato che per immigrati e richiedenti asilo “è finita la pacchia”; che l’Italia deve “difendere” le sue frontiere e bloccare nuovi arrivi di migranti adottando un “blocco navale” come in tempo di guerra; che d’ora in poi le ONG che operano nel Mediterraneo “vedranno l’Italia solo in cartolina”.
Una vasta porzione dell’opinione pubblica sembra apprezzare questa escalation e dà forza a idee e progetti che impongono una svolta alle politiche migratorie. La promessa è una società più ordinata e sicura, che risparmia risorse che potranno essere finalmente utilizzate a beneficio degli italiani.
E’ una promessa allettante, soprattutto per i giovani delusi da troppe promesse non mantenute, per le fasce di popolazione meno garantite; o per chi in questi anni ha visto degradarsi il suo quartiere o la città in cui abita. O per chi non ha mai tollerato la moschea o la chiesa pentecostale che si è aperta nel suo quartiere.
La forza di questa promessa è che non costa nulla. Aumentare le pensioni, garantire il reddito di cittadinanza, superare la legge Fornero – gli slogan della campagna elettorale – richiedono risorse ingenti e non sono pochi gli economisti che iniziano a dire che si tratta di promesse che non potranno essere mantenute. Invece, criminalizzare gli immigrati e screditare chi lavora con loro e per loro, non richiede grandi investimenti pubblici. Basta una comunicazione schietta e diretta alla pancia, un coro di testate che si accodano al carro del vincitore politico, qualche slogan ad effetto ed il gioco è fatto.
Ma la promessa di un paese più bello è felice senza gli immigrati contiene anche elementi di grave debolezza. Ad esempio non potrà essere rinnovata in eterno senza plausibili risultati su altri fronti come l’occupazione, i diritti dei giovani lavoratori, le garanzie per i soggetti più anziani e vulnerabili. Soprattutto, però, è una promessa debole che poggia su un dato falso, su una grande bugia che a furia di essere ripetuta è divenuta una verità. Ma che resta una grande falsità.
Tutti i dati, anche quelli del Viminale dello sorso 29 maggio, attestano che nell’ultimo anno gli immigrati in Italia sono diminuiti e che i richiedenti asilo giunti sui famosi barconi sono crollati del 78% rispetto all’anno precedente. Dov’è l’esodo biblico che viene raffigurato aumentando paure e pregiudizi contro gli immigrati? Che cosa lascia immaginare lo scenario apocalittico di milioni di immigrati pronti a sbarcare sulle coste italiane? Perché concentrare l’agenda politica su questo tema, con una enfasi e un’asprezza che non hanno riscontro nei fatti? E perché non si considerano i dati demografici che prevedono un calo di oltre due milioni di persone – fonte Istat – nei prossimi vent’anni e che, già oggi, suggeriscono che l’Italia ha bisogno di più migranti che lavorano per mantenere in equilibrio il sistema previdenziale?
I dati, i numeri, ci dicono che siamo di fronte a un drammatico abbaglio, a una gigantesca distorsione prospettica per cui vediamo un’ombra gigantesca generata, in realtà, da una figura modesta che un paese come l’Italia e un’Unione come quella europea sarebbero perfettamente in grado di affrontare e di gestire.
E’ questo che le chiese cristiane, spesso insieme, cercano di dire in questi giorni in cui si costruiscono montagne di parole allarmistiche e violente. Lo fanno promuovendo accoglienza e dialogo, sperimentando vie sicure di accesso per i richiedenti asilo più vulnerabili come da oltre due anni accade con i corridoi umanitari; sostenendo e condividendo il lavoro delle ONG che operano nel Mediterraneo nella legalità e nel rispetto dei codici del mare. Lo fanno cercando di essere testimoni della verità: la verità in Cristo che ci chiama a riconoscere, amare e soccorrere il prossimo. Ma anche la verità che rende liberi, dai fasi idoli e dai falsi profeti, così come dalle false promesse che ogni giorno ci vengono generosamente rivolte.