Roma (NEV), 7 febbraio 2020 – “Il nuovo progetto Mediterranean Hope avviato nella zona di Rosarno (RC), insieme a una rete associativa e sindacale, segna un punto importante – dichiara Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia – . Nei giorni scorsi, infatti, la Prefettura di Reggio Calabria ha finalmente fatto chiarezza sulle modalità di rinnovo dei documenti di molti braccianti che vivono e lavorano nella piana di Gioia Tauro. Una nuova circolare supera la prassi che per il rinnovo dei permessi di protezione internazionale, sussidiaria e per richiedenti asilo richiedeva il certificato di residenza: documento impossibile da esibire per molti rifugiati impegnati nel lavoro agricolo stagionale, che vivono in campi “informali”.
La circolare, inoltre, invita i comuni interessati dalla presenza dei braccianti stagionali a provvedere alla loro iscrizione nel registro dei “senza fissa dimora”.
“Quella per i permessi di soggiorno dei lavoratori agricoli stagionali titolari di protezione è stata una nostra battaglia sin da quando sei mesi fa abbiamo deciso di operare anche in Calabria – continua Paolo Naso – e
oggi raccogliamo i frutti di una mobilitazione che ha coinvolto anche sindacati e associazioni di base. Apprezzando il risultato dei nostri interventi presso il Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del Ministero, abbiamo fiducia che si stia aprendo una nuova fase in cui istituzioni e società civile concorrono a risolvere il dramma umano e sociale di migliaia di rifugiati che lavorano in condizioni di sfruttamento estremo nel settore vitale dell’agricoltura. Resta purtroppo – conclude Naso – il grande problema delle tante persone irregolari che lavorano ‘in nero’, nella Piana di Gioia Tauro come in altre luoghi chiave delle nostre produzioni agricole. E’ un tema che richiede un impegno forte e coraggioso da parte del Governo, per regolarizzare decine di migliaia di persone che, in tutto il territorio nazionale, si trovano in una situazione che li espone a ricatti e violenze e che di certo non accresce la sicurezza degli italiani. Sappiamo che la regolarizzazione è il primo passo di ogni percorso di integrazione e di contrasto all’illegalità, ed è in questa direzione che bisognerà muoversi con urgenza”.