Entra sempre più nel vivo l’attività che mette a sistema le buone prassi dei corridoi umanitari, finanziata dal Fondo AMIF (Asylum, Migration and Integration Fund), progetto di cui la Diaconia Valdese è capofila e la FCEI uno dei nove partner. L’iniziativa coinvolge quattro Paesi: Italia, Francia, Belgio e Inghilterra. La FCEI in Libano, grazie a questo contributo, fornisce ai beneficiari dei corridoi un supporto psicologico prima della partenza verso l’Italia.
Roma (NEV), 5 settembre 2019 – Mettere a sistema le buone prassi dei corridoi umanitari a livello europeo con attività specifiche pre e post partenza dei beneficiari: questo, in sintesi, è l’obiettivo del progetto legato al Fondo AMIF (Asylum, Migration and Integration Fund), che – per i non addetti ai lavori – è un fondo erogato dalla Commissione Europea in materia di migrazioni e accoglienza. Tra i “vincitori” dell’ultimo bando anche una cordata di realtà di cui fanno parte per l’Italia la Federazione delle Chiese evangeliche e la Diaconia Valdese, che è capofila del progetto. Insieme a FCEI e Diaconia altri 9 partner provenienti da 4 Paesi dell’Unione Europea, Italia, Francia, Belgio e Gran Bretagna, tutte associazioni, chiese, soggetti e istituzioni che a vario titolo si occupano di accoglienze. Tra queste, sempre per la componente italiana dei partecipanti al progetto, anche la Regione Piemonte.
Per quanto riguarda le attività prima della partenza delle persone che partono attraverso i corridoi umanitari, la FCEI ha implementato in Libano, grazie a questo contributo europeo, uno specifico servizio: «Si tratta di un supporto, un percorso psicologico che forniamo ai beneficiari in partenza, focalizzato in particolare sulle loro aspettative rispetto alla loro esperienza migratoria e sulle capacità di gestione dello stress e di resilienza – spiega Giulia Gori, referente del progetto per la FCEI – . Abbiamo deciso di investire in questo tipo di aiuto a fronte di un bisogno che è emerso proprio durante questi anni in cui abbiamo realizzato i corridoi umanitari dal Libano: le persone hanno bisogno di capire ed elaborare il gap tra quello che si aspettano e quello che molto probabilmente potrà essere la loro vita in Italia ed Europa. Fino ad ora abbiamo avuto feedback molto positivi da questo progetto e ci auguriamo quindi di continuare a farlo al meglio».
Il supporto psicologico viene fornito attraverso due sedute di gruppo, divise per bambini ed adulti, che si svolgono prima della partenza per l’Italia, e sono condotte da Metanoia, un centro con base a Beirut che si occupa di terapie per stress e trauma. Oltre a queste sedute, la FCEI è riuscita a implementare i corsi di alfabetizzazione delle persone in partenza per l’Italia, grazie al progetto AMIF, attraverso l’uso di una “app” che viene installata sugli smartphone dei profughi.
Diverse poi sono le attività successive all’arrivo di queste persone in Italia ed Europa, finalizzate alla promozione del dialogo con la cittadinanza e i territori che li accolgono. Uno dei progetti è gestito dal Centro Studi Confronti, ed include, insieme a Idos, la pubblicazione di una valutazione a livello italiano e francese sulla buona pratica dei corridoi, dopo un primo studio qualitativo e quantitativo sull’azione dei corridoi umanitari. Questi due centri di ricerca si occuperanno infine di organizzare incontri di “educazione alla cittadinanza” con i beneficiari dei corridoi umanitari.