Roma (NEV), 30 gennaio 2019 – “Vogliamo vivere senza paure, la cosa importante è questa, non i soldi, non altro”. È questa la speranza di A. A., il padre della famiglia siriana sbarcata questa mattina, mercoledì 30 gennaio, a Fiumicino, grazie all’ultimo corridoio umanitario dal Libano, promosso dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI), dalle chiese metodiste e valdesi e dalla Comunità di Sant’Egidio. Insieme a lui, la moglie e sette figli, cinque dei quali minorenni, originari di Aleppo. “Siamo arrivati in Libano nel 2013 – ha raccontato – e siamo arrivati ad Akkar, un distretto settentrionale del Libano, dove abbiamo lavorato nei campi di uva e patate. I miei figli andavano a scuola, nelle scuole per siriani. Siamo rimasti lì tre anni ma le condizioni di lavoro erano pessime, non ci pagavano, la situazione per un siriano in Libano è sempre molto difficile…Dal 2016 siamo stati nel campo profughi di Tel Abbas”.
Qui il figlio maggiore, nato nel 1998, lavorava in agricoltura o nell’edilizia ma spesso, ha spiegato, senza venire pagato. Negli ultimi quattro mesi nel campo non ha più lavorato.
Oggi, la loro vita è cambiata. L’associazione Operazione Colomba, che opera nel campo profughi di Tel Abbas, li ha “selezionati” per il progetto dei corridoi umanitari. Da Fiumicino, dove sono arrivati tramite un volo di linea, sono stati trasferiti a Torino, dove saranno accolti dalla Diaconia Valdese. Sono stanchi e provati dal lungo viaggio ma felici di essere in Italia e di aver potuto presentare la richiesta di asilo. Ora li aspetta un percorso di accoglienza nel capoluogo piemontese, una nuova casa e una nuova storia famigliare da scrivere, tutti insieme. Cosa si aspettano? Studiare, lavorare, a seconda dell’età. La figlia più piccola ha le idee chiarissime: da grande vuole fare la dottoressa.