Roma (NEV), 12 settembre 2018 – La rubrica “Lo sguardo dalle frontiere” è a cura degli operatori e delle operatrici della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) per Mediterranean Hope (MH) – Programma rifugiati e migranti. Questa settimana lo sguardo proviene dalla “Casa delle culture” di Scicli (RG)
La prima immagine è quella di un piccolo carro armato in sosta davanti ai cancelli, un caldo allucinante e un nugolo di ragazzi in attesa di prendere l’autobus con destinazione: “un qualsiasi posto lontano da qui”. Il “lontano da qui” è il Centro di accoglienza di Mineo e precisamente qui dovevo venire per vedere Lamin, diciasettenne spavaldo e un po’ guascone, commuoversi fino alle lacrime per quell’assurdo tipo di accoglienza che riserviamo ai suoi e nostri fratelli. Con Lamin che mi accompagna, siamo a Mineo per portare con noi, alla Casa delle Culture, Mercy e Taiwo, la sua mamma. Taiwo ha il permesso di soggiorno per motivi umanitari e ha bisogno di un posto dove poter crescere la sua bambina. Scicli può essere un buon inizio.
Seconda immagine. Elisa, una nostra volontaria francese, conversando con Taiwo viene a sapere che un gruppo musicale ha composto una canzone che racconta della sua bambina. Elisa conosce benissimo il pezzo che in Francia sta avendo grande successo e che ha rappresentato la Francia all’Eurovision Song Contest. Su Youtube scopriamo che la Mercy di cui parla la canzone è proprio la “nostra” piccola Mercy. Ci sono le foto e il racconto del suo essere venuta al mondo in una nave (l’Aquarius) nel mar Mediterraneo. Sono state queste foto, riprese da molti giornali europei, a ispirare il duo musicale Madame Monsieur per la loro canzone. Taiwo, Mercy, Madame Monsieur, Scicli, Parigi… mondi che non si incontreranno mai, o almeno così pensavo.
La terza e ultima immagine è legata al suono di una chitarra che mi accoglie in un pomeriggio di agosto, proveniente dal salone di Casa delle Culture. Riconosco le note di “Mercy”. Suonano e cantano Emilie e Jean Karl: Madame Monsieur. Attorno a loro, i bambini ospiti della Casa delle Culture ascoltano e provano a ripetere il ritornello. Mercy è ben piazzata sulle ginocchia di Emilie che canta. Mi colpiscono subito l’intensità e la semplicità, la naturalezza con cui i due artisti interagiscono con i bambini. Emilie non perde mai di vista Mercy, la segue, giocano, la prende in braccio, la osserva con dolcezza. Mohannad, un bambino siriano arrivato con i corridoi umanitari, prende la chitarra di un Jean Karl divertito, e si avventura in una improbabile canzone. Una valanga di emozioni. Emilie e Jean Karl si informano del progetto Mediterranen Hope; vogliono poter fare qualcosa, mantenere il contatto con la vita di Taiwo e Mercy. Il pomeriggio scorre tra giochi e altre canzoni, una piccola gita a Ragusa. Il ponte tra Scicli e Parigi è stato costruito in un assolato pomeriggio d’agosto, un ponte dove si incontrano sorrisi e abbracci.
Madame Monsieur hanno scritto, nella loro canzone, una tra le migliaia di storie disperate e straordinarie che il Mediterraneo racconta ogni giorno, a loro va il nostro Merci, “Grazie”. Ma Mercy in inglese è anche “Misericordia”, la capacità di avere compassione, condividere la sofferenza dell’altro, ed è questo che ho letto nei loro sguardi.