Roma, 2 luglio 2018 (NEV/CS26) – Domani arrivano dal Libano, dove vivevano da anni in condizioni disperate, diverse famiglie di siriani e iracheni in fuga dalla guerra. 33 in tutto i beneficiari di questo viaggio di sola andata, che da Beirut li porterà in diverse regioni d’Italia passando per Roma-Fiumicino, dove non appena atterrati, avanzeranno la loro richiesta di asilo.
Prosegue, dunque, il progetto ecumenico dei “corridoi umanitari” – un altro gruppo era arrivato la scorsa settimana – co-promosso da Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Tavola valdese, Comunità di Sant’Egidio, in accordo con i ministeri dell’Interno e degli Esteri.
Roma, Torino, Luserna San Giovanni (TO), Trento, Firenze e Piacenza questa volta le destinazioni delle famiglie, ma anche di alcuni giovani profughi singoli, che guardano ad una nuova vita, grazie alla generosità e la dedizione di tanti italiani. Sicurezza, accoglienza e percorsi di integrazione sono offerti sia da enti protestanti, tra cui la Diaconia valdese, sia dalla Comunità Sant’Egidio.
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia, inoltre, è attiva sul fronte del soccorso in mare, in particolare con la ONG spagnola Proactiva Open Arms, in viaggio verso Barcellona, dove nelle prossime ore sono attesi 59 naufraghi attualmente a bordo del rimorchiatore. Né Malta, né l’Italia hanno garantito l’attracco in un porto sicuro.
“Nonostante tutto, esistono un’Italia e un’Europa della solidarietà e dell’accoglienza che meritano più attenzione e rispetto – dice Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope, Programma rifugiati e migranti della FCEI –. Mentre da Bruxelles arrivano proposte deboli e contraddittorie, la proposta e la buona pratica dei corridoi umanitari fanno la loro strada in Italia e all’estero. Auspichiamo che si allarghi e si consolidi, e non solo per ragioni umanitarie. Anche per tenere fede a principi e valori alla base di un progetto europeo di solidarietà che oggi sembra, se non cancellato, criticato e accantonato da coloro che dovrebbero affermarlo e vitalizzarlo”.
Progetti analoghi sono stati lanciati in via sperimentale anche in Francia e Belgio. Un ulteriore progetto esiste dall’Etiopia verso l’Italia promosso da diversi enti cattolici.